I genocidi non devono passare sotto silenzio e la loro memoria non deve essere persa. La prima metà del Novecento ne ha conosciuti almeno tre, qui vicino a noi: quello degli Armeni, degli anni 1915-16, che vide l’impero ottomano cancellare dalla faccia della terra più di 1 milione e mezzo di persone, quello degli Ebrei, ad opera di Hitler tra il 1941 e il 1945, che sterminò 6 milioni e mezzo circa di persone.

Tra questi due, c’è un terzo genocidio, quello degli Ucraini nel 1932-’33, sotto Stalin. E’ meno noto e non a caso. Di esso fu vietato avere memoria. Non fu scritto nei libri di scuola, né sui giornali, e nemmeno fu raccontato nelle famiglie che avevano visto morire i propri parenti, genitori, figli, amici. Il silenzio fu ottenuto con il terrore della punizione per chi ne avesse parlato. Così fu come se non fosse mai avvenuto.

Immaginiamo che i nazisti fossero riusciti a distruggere tutti i documenti, tutti i campi di concentramento, tutti i binari su cui viaggiavano i vagoni carichi di Ebrei. E che il terzo Reich abbia continuato ad esistere. Con i contadini ucraini avvenne sostanzialmente proprio questo.

Morirono di fame nel silenzio e nel gelo dell’inverno tra il ’32 e il’33, perché il potere con meticolosa determinazione tolse loro qualunque alimento e vietò loro qualunque spostamento.  Ne morirono di certo 4 milioni e mezzo, ma forse i milioni furono 7 o forse anche di più. La conta dei morti non è ancora finita perché è iniziata da poco, dai tempi della perestroika di Gorbachev, e perché gli archivi con i documenti non sono solo in Ucraina, ma anche a Mosca e questi non sempre vengono lasciati a disposizione degli studiosi. 

L’Holodomor, così si chiama in ucraino questo “sterminio per mezzo della fame”, è un avvenimento lontano 85 anni. Ma da quando ne è riemersa la conoscenza l’Ucraina ha sentito con forza la necessità di separare la propria storia da quella della Russia dichiaratasi erede dell’Unione Sovietica. Punita da Stalin per il suo spirito indipendente, per il suo essere fiera della propria cultura, della propria lingua, delle proprie tradizioni, l’Ucraina ha visto in quello sterminio una delle ragioni della propria indipendenza.

Una indipendenza, proclamata nel 1992, quando l’Unione sovietica collassò su se stessa, che resta una difficile conquista. Non a caso  una delle aree di guerra è il Donbass, lì dove villaggi di contadini ucraini furono svuotati dalla “carestia” politica e sostituiti da contadini russi.

Per raccontare l’holodomor abbiamo fatto un video, qualche anno fa. E’ stato presentato presso Università, istituti di istruzione superiore, associazioni culturali, comuni, biblioteche, inserito in cineforum. Va visto. Per non dimenticare.